San Chirico

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Il riposizionamento strategico del Vulture Alto Bradano sul mercato nazionale ed internazionale attraverso le Vie Francigene - Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa.

Circondato da scenari montani, in cima ad una collina si sporge SAN CHIRICO NUOVO, il centro più piccolo dell’Alto Bradano, con i suoi 1600 abitanti.

Più piccolo ma con il primato della più alta percentuale di territorio boscato: circa il 35%, una delle più alte della regione. Questi boschi sono la naturale estensione del bosco del Cupolicchio in territorio di Albano e del bosco di Fonti in territorio di Tricarico. Distese di olivi e viti si frammentano nella parte nord del territorio lasciando il posto ad estesi campi di cereali man mano che ci si allontana dal paese.

Il nome deriva da quello del santo bambino martirizzato all’età di appena tre anni sotto gli occhi della madre, Giulitta, per ordine del giudice. Ancora poco si conosce l’anno e la data del martirio. Il culto, di chiara derivazione orientale, fu probabilmente importato nella zona dai bizantini.
Antichi resti dell’abitato indigeno del sec. III-IV a.C. testimoniano che questo territorio è frequentato sin da tempi antichi. Gli scavi hanno portato alla luce vasi di terracotta, un’armatura, monete romane e greche, pietre con iscrizioni sepolcrali.

Verso la fine del V secolo a.C. e successivamente in una vallata sottostante, in questo centro sorge un santuario caratterizzato da un piccolo sacello quadrangolare. Successivamente, intorno alla metà del IV secolo a.C., sorgerà più a monte, un secondo sacello. Nel santuario si prestava culto ad Artemide, dea della caccia, a Demetra e ad Afrodite. Le cerimonie partivano dalla sorgente dove si svolgevano i riti di purificazione e giungevano, attraverso un porticato, al recinto che delimitava il sacello. Fra i reperti rinvenuti si segnalano due piccoli ornamenti in oro e uno specchio in bronzo che confermano la frequentazione femminile del santuario: Artemide, infatti, veniva invocata soprattutto dalle fanciulle in occasione del matrimonio, che permetteva loro il passaggio di status. Anche gli schiavi erano salvati e resi liberi dalla dea, come testimonia il ritrovamento di diversi ceppi di schiavo in ferro. Il santuario viene frequentato fino alla metà del III secolo a.C.

Il paese è citato in un atto del 1059 col quale, papa Nicolò II eleva la diocesi di Acerenza alla dignità metropolitana. Nel 1160 viene assegnato alla famiglia Sanseverino alla quale, nel XII secolo, si deve la costruzione del Castello. Una bolla di papa Celestino III del 1197 attesta l’esistenza nel territorio di San Chirico, probabilmente fuori l’abitato, della chiesa di S. Maria degli Angeli, dipendente dall’abbazia benedettina di Montevergine. La chiesa possedeva vassalli, vigne e altri beni. Il 20 gennaio 1238 il monastero di Montevergine assegna la chiesa al chierico Pietro Ilario, scrivano del Papa. Più nulla si sa della chiesa, oggi scomparsa: secondo approfondimenti storici, essa sorgeva nella zona detta Cugno di Giorgio.

I Sanseverino detengono quasi ininterrottamente il dominio su San Chirico fino al volgere del sec. XV. Nei primi decenni del sec. XVI il paese, ormai disabitato, passa in possesso ai Pignatelli, i quali già dal 1535 vi favoriscono il ripopolamento con coloni albanesi. Il territorio viene loto assegnato per edificarvi le case, per impiantare vigne e coltivare terreni e per pubblico pascolo. Nel 1583 San Chirico diventa possesso dell’università di Tolve, la quale, liberatasi dal giogo baronale, è passata sotto il diretto dominio della Corona. Nel 1775 il paese cerca invano di acquistare autonomia amministrativa da Tolve, tentativo che avrà buon esito solo nel 1810. Nel 1799, San Chirico Nuovo, come altri comuni dell’ area, è teatro dei fermenti rivoluzionari contrapposti a quelli restauratori. La Basilicata tutta, fra le dodici province del Regno di Napoli, era la più gravata da fiscalismi feudali di stampo borbonico e pertanto il movimento rivoluzionario trova qui terreno più fertile. Con il saccheggio del paese in quell’anno, le forze restauratrici vicine al cardinale Ruffo avranno la meglio spegnendo le speranze di un autentico rinnovamento politico e sociale.

Per raggiungere San Chirico Nuovo occorre inerpicarsi in graziosi vicoli fino a raggiungere la sommità del colle dove troviamo la parte originaria del paese. Qui, ancora oggi, è rintracciabile una torre, a pianta quadrata, del castello medievale utilizzata dal 1930 come caserma dei carabinieri. Dopo il sisma del 1980 è stata restaurata e inglobata da un edificio moderno, attualmente sede del municipio. La torre si sviluppa su tre livelli e conserva all’interno del primo e secondo piano alcuni ambienti a volta.

L’antico borgo è impreziosito da ringhiere e inferriate in ferro battuto, dall’ornato più semplice a quello più elaborato, a testimonianza di un’attività artigianale nel passato assai fiorente. I balconi delle case hanno i colori dei fichi e dei peperoni messi ad essiccare al sole. Un odore di sapori antichi si dirama in tutto il borgo.

Scendendo verso la parte più bassa dell’abitato troviamo le chiese di S. Nicola e S. Giovanni.
La chiesa madre di S. NICOLA risale ai secc. XVI – XVII. Ha un interno a tre navate di cui la maggiore più alta delle laterali. Dell’impianto originario resta il presbiterio, l’abside e la sacrestia. Sul primo altare della navata destra si impone all’attenzione la statua lignea di SAN ROCCO; sul secondo altare la statua lignea della Madonna col Bambino di scuola napoletana; mentre sul terzo altare, un olio su tela raffigurante la Crocifissione. Nel presbiterio si può notare un coro ligneo di buona fattura. I Santi SAN CHIRICO con SAN NICOLA sono invece rappresentati – su tela - ai piedi della Vergine con Bambino sulla parete che sovrasta il coro ligneo. Nella nicchia di fondo alla navata, si nota la Madonna di Costantinopoli ed ancora la Madonna della Incoronata di Foggia, alquanto venerata nella comunità locale. La chiesa di SAN GIOVANNI, risalente al XII secolo, ricostruita intorno al 1855, presenta una navata unica con ampi archi trasversali che sorreggono la volta centrale.

Proprio di fronte alla Chiesa Madre, in piazza Roma, si trova il palazzo Padula, edificato nella seconda metà del XVIII secolo.

Negli ultimi decenni, San Chirico Nuovo è diventato meta di numerosi pellegrinaggi: nelle più sentite celebrazioni mariane dell’anno, molti fedeli provenienti da vari centri della Basilicata, della Campania e della Puglia si reca alla Casa dell’Oasi di Pace, ospizio per anziani e centro di ritiri spirituali. Qui dal 30 maggio 1982 viene venerata una statua della Madonna del Carmelo, posta in un’edicola vetrata situata all’ingresso dell’abitazione delle suore. Sarebbe stata la Vergine stessa a rivelare misteriosamente, ad alcune persone, il desiderio di essere venerata nel paese.

San Chirico Nuovo festeggia la Madonna del Carmelo il 16 luglio, San Rocco, il suo patrono, il 16 agosto e la Madonna del Rosario la prima domenica di ottobre.

Le specialità culinarie di San Chirico Nuovo sono generalmente quelle caratteristiche della tradizione lucana come L'acqua sale: un piatto tipico della tradizione lucana contadina usato per riciclare e consumare il pane raffermo fatto con pane, olio extravergine di oliva, cipolla e aglio, peperoni cruschi scottati in olio bollente e/o salame al posto del pomodoro o con l’uovo. Le immancabili “Cim ch’cozz”, la pasta con rucola selvatica e pan cotto con senape, zuppe con i legumi specialmente fave e cicorie, l’agnello con il cardo o il finocchietto selvatico tipico del periodo pasquale. Tra i dolci i taralli, mostaccioli e come da tradizione i biscotti con la glassa da gustare ai matrimoni. Tra i dolci taralli, mostaccioli e i biscotti con la glassa.

Anche San Chirico Nuovo rappresenta il connubio perfetto tra culto, tradizioni e storia.

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