Forenza

Vota questo articolo
(1 Vota)

Il riposizionamento strategico del Vulture Alto Bradano sul mercato nazionale ed internazionale attraverso le Vie Francigene - Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa.

Nella valle del Bradano, a nord-est dell’ Appennino lucano, ad 880 metri, si impone un altro paese-presepe dell’area: Forenza. Per raggiungerlo, bisogna inoltrarsi in un fitto ed incontaminato bosco e attraversare lunghe e sinuose strade. Nel percorso si scorgono secolari cerri ma è l’imponente quercia Centorami l’albero padre del patrimonio boschivo della Basilicata ed indiscusso re del Bosco. Questo bosco venne occupato nel 1799 dai contadini ai quali era stato sottratto il diritto d'uso da quegli stessi feudatari che, in seguito, con le leggi eversive della feudalità, lo acquisirono a scarso prezzo divenendo i nuovi borghesi di Forenza. Esteso per più di 2500 ettari, il bosco è in contiguità con quello di Lagopesole e rappresenta uno dei più cospicui patrimoni forestali dell’intera regione. Spettacolari sono anche i colori del sottobosco che in primavera regala distese di primule, viole ed orchidee. In autunno si possono raccogliere funghi e frutti selvatici.

Una volta usciti dal bosco possiamo perderci in immense distese di grano accarezzate lentamente dal vento, mentre in lontananza il paese domina imponente la valle dall’alto.

Non avendo catene montuose che la proteggono, Forenza è chiamata il paese del vento.

ll colle su cui sorge è chiamato "Balcone delle Puglie", perché è possibile osservare ilTavoliere , fino al Gargano e il Monte Vulture. Nelle vicinanze sono visibili dei ruderi che dovrebbero risalire all’antico centro di “Forentum”, municipio romano ai tempi di Augusto, “validum oppidum” come viene riportato dai testo di Tito Livio e Plinio. In una sua Ode, Orazio parla di “umilis Ferenti” cioè situata in pianura, ma la storiografia localizza il sito romano un po’ più a nord, nella piana di Lavello. Contesa prima dai Bizantini e poi dai Longobardi, anche Forenza faceva parte del Gastaldato di Acerenza e poi, con i Normanni, della contea di Gravina in Puglia. Successivamente diventa feudo dei Caracciolo e dei Doria.

Forenza è la città dove, secondo studi accademici, è nato Hugo De Paganis verosimilmente figlio dei signori di Forenza Emma e Pagano e fondatore dell’ordine monastico-militare più misterioso e potente del Medioevo: i Templari. Un’antica credenza colloca Forenza nella non lontana campagna di San Martino, località che, in epoca medievale, avrebbe ospitato l’ Ordine dei Cavalieri del Tempio.

La città di Forenza sente molto l’appartenenza a questi episodi e ogni anno, il 16 agosto, fa rivivere nelle strade del paese “la leggenda dei Templari” attraverso un corteo storico con oltre duecento figuranti in costume del 1118.

Forenza sembra uscita da una macchina del tempo impostata indietro di alcuni secoli.

Un insieme di stradine e vicoli a spirale percorrono tutto il borgo antico che ha mantenuto intatta la struttura medievale. Salendo alla sommità del paese, si giunge alla centrale piazza Regina Margherita, un tempo piazza castello poiché proprio qui sorgeva il castello che l’ha occupata sino alla fine dell’Ottocento. Nel percorso possiamo ammirare elementi di epoche diverse come i resti delle mura angioine del XIII secolo, le torri e i terrazzamenti assorbiti negli edifici di salita calvario, vico dell’arco e vico Tre santi. Lungo le scalinate che l’attraversano, si affacciano cortiletti, porticati ed edifici impreziositi da portali in pietra con gli stemmi dei casati gentilizi del paese. Tanti i vicoli importanti: vico dell’arco dove troviamo casa oppido con finestre a bifore e casa canfora, vico consiglio, vico freddo. Nei vicoli, le abitazioni basse e addossate le une alle altre testimoniano una logica di costruzione semplice ed essenziale: quella contadina. Proprio nel centro storico ha sede la Casa Contadina ricostruzione fedele dell’ambiente domestico delle comunità rurali lucane di fine Ottocento e inizio Novecento. (intervista a Michele Castelli – curatore casa contadina)

Nella parte più alta dell’antico borgo, visitiamo la chiesa parrocchiale di S. Nicola, ricostruita dopo il terremoto del 1857 sulle rovine di una chiesa più antica, risalente ai primi anni del XIV secolo. Scendendo dalla piazza ci si imbatte nell’edicola di Santa Caterina e scendendo ancora, nella porta di S. Pietro, l’ unica superstite delle quattro che permettevano l’accesso al borgo.

Le numerose chiese sono emblema della devozione di Forenza. La Chiesa di San Nicola e Maria SS., risale al Settecento; annessa alla chiesa è l’imponente torre campanaria visibile da ogni parte del paese. Salendovi il vento si sente sempre più forte, ma una volta in cima la vista del tavoliere è davvero incantevole. (intervista a Don Rocco)

All’interno della settecentesca chiesa di San Pietro si possono ammirare decorazioni a stucco sulle volte e sulle pareti, opere del XVIII secolo e statue lignee policrome di autori ignoti, alcune provenienti dalla distrutta chiesa di Santa Maria dei Longobardi.

La chiesa dell’Annunziata del secc. XII-XIII, ha un portale realizzato in conci in pietra locale finemente lavorati dalla sapiente mano di un ignoto scalpellino. All’interno custodisce un altare a conchiglia e due dipinti: uno dell’artista napoletano Domenico Guarino e un altro attribuibile ad un allievo di Leonardo. La chiesa di S. Vito, nella via omonima, è una costruzione in pietra a forma di croce greca; fu fatta costruire nel 1665 dalla nobile famiglia dei Veltri. La chiesa viene aperta il 15 giugno, giorno della festa patronale di S. Vito, nel corso della quale la statua del Santo viene portata in processione.
Immediatamente a valle del paese, in via del Convento, sorge il convento del Ss. Crocifisso, fondato nel 1684, con l’annessa chiesa intitolata a S. Maria della Stella. Una volta entrati si rimane estasiati dallo sfolgorante barocco e dalla ricchezza delle decorazioni e delle pitture. Nella parete della navata centrale, si erge maestoso il Crocefisso ligneo di scuola napoletana attribuito a frate Angelo da Pietrafitta. L’opera è probabilmente la più espressiva della produzione lignea dei crocifissisti francescani di scuola calabro-sicula del ‘600. E’considerata un’ immagine sacra molto venerata dal popolo per la forza miracolosa che emana. Il crocifisso è ispirato ad un realismo misto a una tensione verso la pace interiore: rimanda ad altre opere simili, come il Cristo crocifisso di Manduria e a quello di Stigliano. Il Cristo apparirebbe morto se osservato dal lato destro e agonizzante dalla parte sinistra. Nel 1728 il vescovo Pietro Antonio Corsignani definiva la statua “devota e prodigiosa…”

La Vergine addolorata e San Francesco posti ai lati, sono databili alla seconda metà XVII secolo. La composizione barocca è ancor più esaltata dall’ altare in pietra e stucco del 1728 che accoglie il gruppo scultoreo. Tra le tante tele che decorano la chiesa, la più rappresentativa è quella raffigurante S. Cecilia del 1721 ed opera del pittore napoletano Domenico Guarino. In fondo alla navata laterale destra, incastonato in un prezioso altare, si trova il quadro dedicato alla Madonna della Stella attribuito a Nicola Federici da Forenza.

Il convento si sviluppa su due livelli ed ha al centro un chiostro quadrato con pozzo centrale alimentato da una cisterna che raccoglie acque piovane. In uno dei locali a piano terra si conserva la ricca ed antica biblioteca conventuale. Le tele del Federici e del Guarino sono custoditi nella pinacoteca allestita nei locali dell’antico refettorio. Molto suggestivo è il locale del fuoco dove i monaci potevano riscaldarsi. Nella sacrestia sono conservati un inginocchiatoio e una pala lignea che mostra scene della passione dello stesso periodo. Dietro l’altare maggiore trova posto un suggestivo coro ligneo decorato del XVII secolo.

A quattro chilometri dal paese in località Reddito degli angeli è presente un complesso di grotte di origine basiliana risalenti all’XI secolo e situate nei pressi della chiesa rupestre di San Biagio. Questa fu scavata in una grotta da un seguace di San Vitale, che ospitava un antico insediamento di monaci Basiliani. La chiesetta ha due navate, si apre su una rupe ormai inaccessibile dall’esterno e conserva ancora tracce di affreschi bizantini risalenti al XII secolo. È la testimonianza insieme a S. Maria degli Armeni della presenza di insediamenti monastici tra i più antichi del territorio di Basilicata. In una grotta è ancora visibile un antico forno. Sempre nelle vicinanze si trova la riserva regionale del Lago Laudemio e dell’abetina Laurenzana. Il rudere suggestivo della chiesa ed i resti del monastero dedicati a santa Maria degli Armeni, situati ai piedi del monte che oggi porta il suo nome, risalgono all’insediamento dei primi nuclei Armeni giunti in Italia meridionale tra L’XI ed il XII secolo a seguito delle lotte iconoclastiche. Nel XIII secolo è passata alle dipendenze dell’abbazia di Montevergine con tutti i suoi beni. Non molto lontano affiorano i palmenti: ampi recipienti scavati nel tufo utilizzati dalle comunità rurali per pigiare l’uva.

La tradizione culinaria di Forenza si basa in prevalenza sulla produzione pastorizia. Si prediligono dunque i formaggi, le carni rosse e i prodotti ortofrutticoli. I piatti più caratteristici sono i calzoni di ricotta, la zuppa di verza e i cavatelli con i legumi. Taralli, mostaccioli e come da tradizione i biscotti con la glassa per le nozze. A Forenza, abili artigiani producono mobili rustici evidenziando cerniere e incastri. Si lavorano, inoltre, il vetro, il ferro e raffinati ricami e merletti.

Oltre al corteo storico, nel paese si organizza il 15 agosto, il palio delle 7 contrade, gara equestre tra contrade che nel XVI secolo si svolgeva lungo un tratturo costeggiante la chiesa di S. Maria degli Armeni. Il 13 agosto si festeggia la Madonna dell’Armenia mentre il 2 e il 3 maggio la festa del S.S. Crocifisso. Il 4 novembre Forenza festeggia il suo patrono S. Carlo Borromeo.

Tra i numerosi personaggi illustri, molti si sono distinti nelle discipline umanistiche, scientifiche e artistiche tra questi si annovera Nicola Federici pittore del ‘700.

A Forenza si respira una storia controversa tra fede, tradizioni e slanci di civiltà.

Un paese che emana odore di antico, di natura e di storia.

Letto 5448 volte

Video

Inno Web

Inno web tv è il servizio di televisione fruita attraverso il Web che consente la gestione, in modo intuitivo e veloce, di contenuti multimediali a cui è possibile accedervi con un click e scoprire una infinità di contenuti video, foto, news in qualsiasi momento e su qualsiasi argomento.

Leggi tutto

Servizi

Progettazione, studio, formazione, consulenza, assistenza e realizzazione di prodotti e/o contenuti destinati alla diffusione e di attività e progetti nel campo della comunicazione, telecomunicazioni, compresa l’organizzazione e la realizzazione di conferenze, mailing, seminari ed eventi comunicativi.

Leggi tutto

Post recenti

Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Dettagli…